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Highest 2 Lowest: il giallo neoespressionista del maestro Spike Lee

Spike Lee è un regista eclettico; attributo che gli si addice, perché riesce a concepire, ogni volta, pellicole eterogenee senza alterare mai lo stile e il suo personalissimo punto di vista sulle cose. E' scontato dire quanto sia importante la musica per il regista di Atlanta e, in quest'ultimo lavoro intitolato Highest 2 Lowest , la musica regna sovrana perché è incarnata nel protagonista David King (un Denzel Washington in stato di grazia), ma anche dalla presenza del rapper ASAP Rocky ; King è un magnate di un'etichetta discografica, produttore di musica nera , forse "il miglior orecchio del settore", la sua casa discografica, da decenni, rappresenta un baluardo per i tanti aspiranti cantanti neri (provenienti dai bassifondi "Lowest") che vorrebbero sfondare. King vive in un lussuoso loft di New York , ai piani alti, sulla cima più alta ("Highest" appunto) e da lì contempla la sua onnipotenza, fatta di sacrificio e principi morali; affia...
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Una battaglia dopo l'altra: quando la democrazia vacilla, gli idioti escono a galla

Paul Thomas Anderson ricrea un'innovativa trasposizione dei tempi affannosi che stiamo vivendo, rileggendo ancora il romanziere Thomas Pynchon dopo Vizio di Forma . Questa volta il regista losangelino s'ispira a  Vineland , romanzo ambientato in California (come questa pellicola) nell'anno della rielezione di Ronald Reagan. Anche se, diacronicamente, PTA inquadra i personaggi nel clima storico del trumpismo. È il decimo film del regista, che ha firmato capolavori come Il Petroliere, Il Filo Nascosto e Boogie Nights -L'altra Hollywood . Una Battaglia dopo l'altra (2025)  lo si potrebbe annoverare tra i sopracitati, ma con circospezione, perché la pellicola potrebbe essere letta (o male interpretata) da chi non abbia gli strumenti necessari per comprendere ciò che sta accadendo in America e, di riflesso, nel resto del mondo. La storia è semplice: Bob Ferguson (Leonardo Di Caprio)  è un "inconsapevole rivoluzionario" con velleità di scarso bombarolo. Facente ...

Mission: Impossible - The Final Reckoning. La recensione

La resa dei conti finale. Sono passati quasi trent'anni e questo formato thriller - spionaggio - azione resta sempre fresco e attuale. MISSION: IMPOSSIBLE - THE FINAL RECKONING (2025) è l'ottavo film che completa e conclude (almeno per il momento) la saga. Nata come serie TV, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta; nella trasposizione cinematografica ha sempre mantenuto questo temperamento démodé con sprazzi di humour britannico. Sembra ieri quando, nel lontano 1996, Tom Cruise alias Ethan Hunt si cala con un cavo metallico in una camera blindata della CIA, deviando i raggi infrarossi, per prelevare una lista di agenti sotto copertura dal PC del Langley. Stiamo parlando di MISSION: IMPOSSIBLE (1996) regia di Brian De Palma. E cosa c'entra il primo capitolo con quest'ultimo? In  MISSION: IMPOSSIBLE - THE FINAL RECKONING (2025), il regista Christopher Mcquarrie usa il primo capitolo come aggancio narrativo e stilistico, ritornando ad un genere d'azione vecchio sta...

Una Notte a New York

Una Notte a New York ha come protagonista,  il titolo stesso lo anticipa, "la notte". Una Notte a New York (il titolo originale è Daddio ) è una pellicola inusuale, distribuita da Lucky Red e dal 19 dicembre 2024 circola in pochissime sale italiane. Inusuale perché è nata dapprima per essere trasposta come una pièce teatrale. Non c'è azione, non ci sono effetti speciali; c'è, invece, la fotografia eccellente di Phedon Papamicheal ( Le Mans - La Grande Sfida ) che gioca con l'effetto Bokeh e con i lens flare delle luci metropolitane di New York. La giovane regista Christy Hall gira all'interno di una "cabina gialla", di un normalissimo taxi giallo. I coprotagonisti, oltre alla "notte", sono Sean Penn [Clark, il tassista] e Dakota Johnson [Girlie, il passeggero]. Non proprio due attori presi dalla strada, ma due professionisti che sanno far mantenere l'attenzione dello spettatore. La sceneggiatura è scritta sempre dalla Hall,...

Chi segna vince: quando la sconfitta insegna a vincere

La squadra di calcio delle Samoa americane divenne celebre per una clamorosa sconfitta: aver incassato, nel 2001, ben trentuno goal contro l'Australia, nell'incontro che si tenne a Coffs Harbour; un risultato oltre il tennistico, tanto da diventare un riconoscimento da Guinness dei primati. Ovvio è che un risultato simile annichilisca squadra, allenatore e società. Infatti, per una decina d'anni la squadra delle Samoa subì un vero e proprio blocco evolutivo e fu così che decisero di ingaggiare un allenatore olandese: il mr. Thomas Rongen [persona sui generis col "vizio della bottiglia" e con un temperamento irascibile sfociante in noti scatti d'ira]; l'obiettivo del coach Rongen doveva essere di far segnare almeno un goal alle Samoa, che era già un traguardo ancora più arduo, che vincere di netto una partita. Taika Waititi, premio Oscar per Jojo Rabbit (2019) dirige Chi segna vince  (2023) un film nostalgico sulla terra che gli ha dato i natali, attraverso...

Ferrari. La recensione

Non c'è bisogno di essere dei cinefili per accorgersi che Ferrari [2023] non sembra un film girato da Michael Mann, ma è firmato dal maestro Michael Mann. Sì, proprio lui, il regista di Heat - La sfida, di Collateral, dell'epico L'Ultimo dei Mohicani. Se è un film riuscito? No, anche se non mancano momenti di una certa suspense, specie nelle scene delle gare automobilistiche, nelle quali si riescono a percepire quelle inquadrature annesse all'abitacolo da lato cofano, dallo specchietto laterale o da lato bagagliaio, che tanto ricordano gli indrappelli della Ferrari Daytona Spyder 365 GTS/4 in Miami Vice - La serie, guidata da Sonny Crockett (Don Johnson). Non si può tantomeno definirlo un biopic, poiché non racconta l'intera vita di Enzo Ferrari (un Adam Driver rattrappito sia nei movimenti, sia nella recitazione), ma s'incentra nell'anno 1957. Si dice che raccontare la vita privata degli idoli sia deleterio, perché renderebbe l'idolo un semplice mortal...

Napoleon, la recensione

È stata un'impresa difficile per il maestro Ridley Scott trattare di una personalità storica così significativa e contraddittoria come l'imperatore e comandante francese Napoleone Bonaparte. Ridley Scott è uno dei capisaldi internazionali della regia: tecnica visiva singolare, con una versatilità registica capace di passare dal genere fantascienza al genere storico come una pallina di tennistavolo. E anche chi di cinema non sa nulla, almeno una volta nella vita, avrà visto un film del maestro Scott, perché film come Il Gladiatore, Blade Runner, Thelma & Louise, The Martian hanno raggiunto lo status di culto. Napoleon (2023) è un biopic tanto spettacolare quanto imperfetto e racconta di un arco temporale di trent'anni del milite francese; Scott apre con l'assedio di Tolone nel 1793 e chiude con l'esilio sull'Isola di Sant'Elena. Allo spettatore va detto che è un film, ossia una trasposizione "artefatta" di eventi storicamente accadu...